“Thermal comfort”: dove abita il benessere

Il termostato non basta: per sperimentare la “temperatura perfetta” bisogna tenere d’occhio l’umidità. Ecco alcuni consigli su come gestire questo parametro fondamentale per il nostro benessere.

Quanti gradi ci sono? Classica domanda che ci si pone in inverno, quando, infreddoliti, si controlla il termostato. Così facendo, tuttavia, si dimentica completamente un fattore decisivo di benessere indoorl’umidità.

Insieme alla temperatura, questo parametro determina la temperatura percepita, il “thermal comfort”, come lo definisce ASHRAE , società tecnico-scientifica punto di riferimento internazionale. Sentirsi “a casa”, infatti, significa anche sperimentare la piacevolezza di vivere in un ambiente sano e confortevole, né troppo caldo né troppo freddo.

Ma quali sono, in estate e in inverno, i giusti parametri di temperatura e umidità da mantenere in una casa?

La colonnina di mercurio non mente: la temperatura ideale è tra i 18° e i 22°. L’umidità dovrebbe situarsi tra il 40 e il 60% al massimo, rimanendo, possibilmente, al di sotto del 45%, come prescrive il Ministero della Salute nell’opuscolo dedicato.

Esistono molti modi per tenere sotto controllo l’umidità, stando anche attenti ai consumi energetici: eccone alcuni selezionati per voi.

Un meteorologo in casa

Prima di decidere se e come intervenire sull’umidità, bisognerebbe poterla monitorare. In commercio, anche a pochi euro, esistono i misuratori di umidità, ovvero gli “igrometri”, sia in forma analogica che digitale. Bene accertarsi che lo scarto d’errore minimo, nella misurazione, sia il più basso possibile, inferiore al 5%.  Oggi la tecnologia viene maggiormente in aiuto: è infatti possibile dotarsi di una vera e propria (anche se piccola) stazione meteo in casa, con specifici apparecchi che rilevano, in ogni ambiente dell’abitazione, la temperatura e l’umidità presenti, fornendo indicazioni su come impostare il climatizzatore e l’eventuale deumidificatore, anche per ragioni di risparmio energetico.

La casa, la prima barriera all’umidità

L’umidità indoor dipende fortemente da come è stata realizzata un’abitazione. La prima caratteristica a cui prestare attenzione è l’isolamento termico, soprattutto in corrispondenza di solai, soffitte e strutture portanti in cemento armato. Ottimo provvedere alla sostituzione di infissiinefficienti o semplicemente troppo “stagionati” con altri di ultima generazione: il confort migliorerà all’istante. Attenzione anche all’intonaco: meglio scegliere quello a base di gesso, che ha la proprietà di incamerare l’umidità. Alcuni ambienti, come la cucina e il bagno, sono particolarmente a rischio: per questo è fondamentale prendersi cura degli aspiratori o delle cappe aspiranti, ed evitare di ostruire con mobili vari le prese d’aria.

Aria, luce, vento: le buone abitudini

È la natura stessa, l’aria in particolare, ad agevolare il mantenimento di una giusta umidità domestica. Anche in pieno inverno, non bisogna mai dimenticare di aprire le finestre: bastano soltanto dieci (importantissimi) minuti al giorno. Abbasso tende, tapparelle, scuri e imposte: nei mesi freddi le giornate sono brevi, e occorre fare entrare in casa più luce possibile. Basti pensare che una famiglia di tre persone produce fino a dieci litri di vapore acqueo al giorno tra lavatrici, cucina, docce e semplice respirazione. Altre buone pratiche: stendere il bucato fuori casa, sbrinare regolarmente il frigo raccogliendo l’acqua, senza lasciare che evapori, annaffiare le piante il minimo necessario e posizionate i mobili, realizzati con materiali biocompatibili, ad almeno 5 centimetri dal muro.

Come “asciugare” un’abitazione

Vi siete accorti che l’umidità è eccessiva e, dopo aver cercato di intervenire sulle possibili cause, volete moderare i “sintomi”: la parola magica è deumidificatore. Per evitare gli sprechi e tenere sotto controllo il risparmio energetico, bisogna cercare modelli che all’occorrenza funzionino anche come climatizzatori di classe A, da impostare in modo tale che si attivino solo quando l’umidità sale oltre un certo limite prefissato.

Chi vuole fare del tutto a meno dell’elettricità, per ragioni ecologiche e pratiche, può munirsi di un deumidificatore passivo, un contenitore di varie misure con all’interno una speciale sabbia che assorbe l’umidità in eccesso. È particolarmente adatto ad ambienti piccoli dove si forma la condensa. Attenzione, però, a scegliere quelli riutilizzabili, e non quelli usa e getta.

Piccoli trucchi: calma e gesso (e tanto sale)

Perché non sfruttare anche le proprietà naturali di alcuni materiali per assorbire l’umidità in eccesso? Un ottimo aiuto è il gesso: un sacchetto aperto, o anche i normali bastoncini legati insieme, sono perfetti per deumidificare gli armadi. Il sale grosso è ugualmente molto utile, e anche versatile negli utilizzi. Ne bastano 150 grammi per deumidificare una stanza di 25 metri quadrati. Va raffreddato in frigorifero, posto in un contenitore aperto e lasciato agire: l’effetto dura tre giorni. Lo si può riutilizzare fino a cinque volte, dopo averlo asciugato in forno. Se si pone il sale in un sacco di tessuto naturale, come la canapa, e lo si posiziona sotto una vaschetta coperta da una griglia, poi è possibile svuotare dall’acqua direttamente il contenitore.

Mai avuto problemi di umidità domestica? Scriveteci come siete riusciti a risolverli per stare meglio!

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