Come combattere l’inquinamento indoor

Lo sapevate che l’esposizione a fattori inquinanti è da 10 a 50 volte maggiore in ambienti chiusi, dove respiriamo in media 22.000 volte al giorno?  Ecco 3 accorgimenti (+1) per essere sicuri di vivere e respirare in una casa sana.
di Sara Bertolotti, architetto e consulente psico-ambientale 

Una salutare aria indoor è un diritto umano fondamentale: lo ha riconosciuto nel 2000 anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità con il documento “The Right to Healthy Indoor Air”.

Basti pensare che ogni persona trascorre in media la quasi totalità della sua giornata (80-90%)all’interno di edifici, respirando circa 22.000 volte durante le 24 ore.

Se a questo si aggiunge che le concentrazioni di inquinanti indoor sono generalmente da 1 a 5 volte maggiori rispetto a quelle outdoor e che l’esposizione alle fonti inquinanti è da 10 a 50 volte superiore in ambienti chiusi, si fa presto a capire quanto la salubrità dell’aria indoor sia un argomento di sempre più pressante attualità e fondamentale per il benessere personale.

Sono vari i fattori fisici, chimici e biologici, cause di inquinamento indoor a cui anche il Ministero dell’Ambiente ha dedicato analisi e pubblicazioni.

Ecco allora 4 aspetti da curare al meglio per essere sicuri di vivere e respirare in luoghi sani, meglio ancora se generatori attivi di benessere.

1) I materiali di costruzione

Per accertarsi della naturalità del prodotto, un consiglio pratico e solo apparentemente banale: leggere bene le etichette. Ogni prodotto, infatti, è correlato da una sorta di carta d’identità dove vengono indicati eventuali componenti chimici utilizzati e in quali percentuali. È importante chiedere la “Scheda tecnica di sicurezza del prodotto” al rivenditore e fare una ricerca sul web, dove è possibile trovare l’elenco completo dei componenti e l’identificazione del pericolo.

2) I rivestimenti e l’arredamento

Spesso ci si preoccupa di avere una casa esteticamente bella, ma a quale prezzo per la salutePavimenti, ceramiche, pitture murarie, vernici, come i materiali con cui sono realizzati i vari oggetti di arredo, possono presentare trattamenti esteticamente accattivanti, ma nocivi per la salute. Se non è presente la Scheda di Sicurezza, è bene fare riferimento alla certificazione generale che presenta la ditta fornitrice, assicurandosi che questa abbia una filosofia di base improntata alla biocompatibilità e alla naturalità dei componenti. Fidatevi anche dei vostri sensi: un odore particolarmente sgradevole o “chimico” è indice di derivazione petrolifera del prodotto; una sensazione di oleosità al tatto può indicare che è stata utilizzata una eccessiva quantità di materiale di finitura per rendere maggiormente resistente un prodotto di scarsa qualità. Paragonate sempre al cibo ciò che vedete e toccate: se il materiale vi trasmette l’impressione di artificiosità ed eccessiva lavorazione, molto probabilmente sarà lontano dall’essere naturale e salubre.

3) La luce che fa bene

Avete mai sentito parlare di Human Centric Lighting? Ovvero: l’illuminazione al servizio dell’individuo, l’illuminotecnica come strumento di benessere. A casa è fondamentale che la luce unisca  ai requisiti di comfort e prestazioni visive quelli non visivi (effetti circadiani, produttività, umore). Perché la luce non è solo assenza di buio, ma significa energia, relax, migliore concentrazione, maggiori prestazioni cognitive, migliore umore e un ciclo di sonno-veglia di qualità. In poche parole: più benessere.

Infine, non dimenticare la disposizione degli spazi

Accoglienza, protezione e relax sono le qualità ideali di una casa perfetta. Per raggiungerle è fondamentale studiare una corretta distribuzione degli ambienti, con caratteristiche specifiche per avere un impatto salutare sul corpo e sulla mente. Ad esempio, meglio avere il letto con la testiera posizionata a Nord, per sfruttare il naturale movimento energetico del nostro pianeta, e meglio non posizionare divani o angoli relax di spalle alla porta d’ingresso. Il mancato controllo visivo di un eventuale pericolo proveniente dall’esterno va ad accendere i sensori di allarme nel cervello presenti da millenni nel nostro DNA.

Queste informazioni vi hanno incuriosito? Scriveteci se avete richieste particolari!

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